Vincenzo Lucchetti, Presidente
Si tratta di un piccolo popolo che si muove per le strade, le piazze e i tanti luoghi delle nostre città, che incontra, dialoga, si confronta, ascolta, si interroga, ... che condivide speranze e sofferenze, che si impegna per sostenere chi è nel bisogno ma anche che vive condizioni di bisogno.
Nulla come l’esperienza della pandemia ci ha ricordato lo stretto intreccio tra destini individuali e destini collettivi. Lo abbiamo sperimentato sulla nostra “pelle”, perché abbiamo dovuto interrompere i tirocini e i corsi di italiano in presenza, perché - non avendo casa - siamo stati portati in un albergo sanitario a causa del Covid; quando siamo stati costretti a limitare gli accessi ai nostri servizi per evitare la diffusione della pandemia; quando siamo stati a lungo in fila, al freddo, in Via Baracca ad aspettare il nostro turno per ritirare il pasto; quando eravamo obbligati a lavorare in cucina - tra i vapori dei pentoloni - con la mascherina e i guanti e vestiti come astronauti; quando siamo stati ricoverati e ci siamo sentiti abbandonati; tutte le volte che dovevamo frequentare le lezioni in DAD e nelle nostre famiglie - su quattro persone - solo uno aveva un computer; quando l’azienda ha ridotto il personale e ci siamo trovati disoccupati a 55 anni con una famiglia a carico; quando un nostro parente stretto si è ammalato gravemente in patria ma non si poteva viaggiare e non avevamo nemmeno la possibilità di aggiornarci sulle sue condizioni perché era in terapia intensiva; quando la scuola era chiusa e a casa il clima era insopportabile perché i nostri genitori non facevano che litigare, urlare ...
Di questa tragica esperienza vogliamo fare tesoro perché, nel momento in cui siamo stati obbligati al distanziamento, abbiamo riscoperto il valore della prossimità. Il disagio e la paura - anche se in condizioni di vita diverse e a livelli diversi - ci accomunava ed è stato quasi naturale sentire come propri i problemi degli altri.
La prossimità, la condivisione, il desiderio di prendersi cura fanno parte di quel valore aggiunto che è proprio della missione della Fondazione ed è stato sorprendente rendersi conto del fatto che può (e deve) essere più contagioso di qualsiasi pandemia!
Come fare, allora a RENDERE CONTO, di quello che è stato questo 2021 per la Fondazione? So per certo che queste pagine del Bilancio Sociale ne raccontano solo alcuni aspetti, alcuni tratti, ma non potranno mai descrivere la vastità e la profondità del nostro vissuto.
Vi invito a leggerlo con attenzione e a guardare oltre i numeri e i grafici, ma - e mi rivolgo soprattutto a chi ancora non abbiamo avuto la fortuna di incontrare di persona - vi invito a venirci a trovare in uno dei tanti luoghi in cui viviamo: nelle nostre case d’accoglienza, nei nostri centri diurni, nelle nostre mense, ...
Incontrerete persone, volti e storie, e noi, ciascuno di noi, dal bimbo più piccolo ospite in una casa d’accoglienza, al profugo afghano arrivato nell’agosto del 2021, all’anziano accolto nella casa famiglia, al cuoco della mensa, all’operatrice di una struttura, al volontario di una delle otto mense diffuse, ... vi accoglierà a braccia aperte.
Forse è questo il modo migliore per RENDERVI CONTO, e per noi sarà più semplice RENDERE CONTO e RENDERCI CONTO del valore generato dalla nostra azione quotidiana, che rischiamo per primi di sottovalutare, presi dalle tante attività da portare avanti.
In attesa di incontrarci, “vecchi” e nuovi amici,
vi ringrazio di cuore tutti per la vostra vicinanza
Vincenzo Lucchetti
Presidente